Dice Goldoni nella premessa a questa sua fortunata commedia di aver voluto raccontare una “metafora” autobiografica: in procinto di partire per la Francia, nel 1762, per sfuggire alle invidie e alle critiche che la sua riforma teatrale suscitava, ha pensato come propria la storia di Anzoletto, disegnatore di stoffe veneziano deciso a portare in Moscovia la sua creatività, anche lui disgustato dalle difficoltà di lavorare in patria. Ed è proprio la scelta di parlare d’altro per parlare di sé che ci conferma la validità di assumere le parole di un grande testo classico per riflettere sui nostri problemi: si realizza quella distanza poetica liberata dagli eccessi del coinvolgimento personale, quella sintonia di ragioni emotive e ideali che lasciano risuonare le ragioni della passione e dell’impegno; ma il tutto attraverso il dipanarsi di una delle tante sere della vita, tra discorsi fatti di nulla, tra il balenare di umori umanamente riconoscibili, tra una partita a carte e una cena familiare, tra i gesti, le risate e le malinconie attraverso le quali, senza che ce ne accorgiamo, si compiono scelte decisive e irreversibili. Una lingua perfetta e vivace, straniera come il veneziano di trecento anni fa ma facilissima da capire perché diventa quella universale del migliore palcoscenico, ci coinvolge in un’irresistibile condivisione poetica.
Una delle ultime sere di Carnovale costituisce la terza tappa di un’ideale trilogia civile che, dopo l’Alfieri de Il divorzio e il Marivaux de Il Trionfo del Dio Denaro, attraverso i toni sarcastici e irriverenti della commedia utopistica settecentesca, ha l’ambizione probabilmente ingenua “di proporre umili pause di riflessione civile a un paese troppo affannosamente confuso nella propria contemporaneità”. E’ il momento di un’altra perdurante ragione di ansia collettiva, che dopo tre secoli riappare puntuale nel dibattito pubblico italiano: quello dei giovani costretti dall’indifferenza del mondo dei padri, a portare altrove, lontano, la loro voglia di lavorare per il futuro. I titoli giornalistici si sprecano, svariando in formule stereotipate quali “la fuga dei cervelli” o “la ricerca in esilio” o altro ancora. E dunque, nessuno meglio di una compagnia di giovani attori come quella che abbiamo cresciuto in questi anni a TPE, che si è affermata in numerose prove di ardua difficoltà, potrebbe portare in scena un tema di così bruciante attualità.
L’allestimento scenografico utilizza le riproduzioni di due opere di Canaletto dalle collezioni Intesa Sanpaolo.
PROSSIME REPLICHE
Cinema Teatro Chiasso / 27 febbraio
Teatro Giacosa – Ivrea / 28 febbraio
Teatro Magnetti – Ciriè / 2 marzo
Teatro Civico – Vercelli / 3 marzo
Teatro Sociale Villani – Biella / 4 marzo
Teatro Nuovo – Verona / 6-9 marzo
Teatro Astra – Torino / 10-11 marzo
Teatro Mercadante – Teatro Stabile Napoli / 13 – 18 marzo
Teatro Verga – Teatro Stabile di Catania / 20 – 25 marzo
di Carlo Goldoni
regia Beppe Navello
SIOR ZAMARIA TESTOR cioè fabbricatore di stoffe ………………… Antonio Sarasso
SIORA DOMENICA figlia di Zamaria ………………… Maria Alberta Navello
SIOR ANZOLETTO disegnatore di stoffe ………………… Alberto Onofrietti
SIOR BASTIAN mercante di seta ………………… Diego Casalis
SIORA MARTA moglie di Bastian ………………… Daria-Pascal Attolini
SIOR LAZARO fabbricatore di stoffe ………………… Andrea Romero
SIORA ALBA moglie di Lazaro ………………… Marcella Favilla
SIOR AGUSTIN fabbricatore di stoffe ………………… Matteo Romoli
SIORA ELENETTA moglie di Agustin ………………… Eleni Molos
SIORA POLONIA che fila oro ………………… Erika Urban
SIOR MOMOLO manganaro ………………… Alessandro Meringolo
MADAMA GATTEAU vecchia francese ricamatrice ………………… Geneviève Rey-Penchenat
COSMO garzone lavorante di Zamaria ………………… Giuseppe Nitti
scene e costumi Luigi Perego / musiche Germano Mazzocchetti / luci Gigi Saccomandi
assistente alla regia Valeria Tardivo / assistente alle scene Luca Filaci / assistente ai costumi Augusta Tibaldeschi / costruzioni sceniche Francesco Fassone / coreografie Federica Pozzo
produzione FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA
con il contributo straordinario di Fondazione CRT