La storia di Felice Sciosciammocca, costretto a vivere di espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una fitta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che rappresentano la summa dell’arte attoriale italiana e di quanto di meglio la storia del teatro (in particolare quella napoletana) abbia prodotto per tenere il pubblico inchiodato alla sedia. È festa del teatro, quanto di più felice lo spettatore possa incontrare. Dalle platee Miseria e Nobiltà è poi approdato al cinema, grazie al film di Mattioli, e alla TV creando veri e propri simboli nella memoria collettiva. Totò (lo Sciosciammocca più celebre) che mette in tasca gli spaghetti è divenuto un’icona storica, un’immagine che ci sembra riassumere secoli di storia drammaturgica sulla fame e sulla povertà che aguzza l’ingegno. Si riscopre rito dell’oggi con una straordinaria squadra di attori che s’impossessano della scena. Dice Sciosciammocca nell’ultimissima battura della storia “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento.” Miseria e nobiltà del mestiere del vivere recitando.
dal testo di Eduardo Scarpetta / regia Michele Sinisi / scritto con Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D’addario, Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi / scene Federico Biancalani / direzione tecnica Rossano Siragusano / costumi GdF Studio / assistente ai costumi Arman Avetikyan / aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli / produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale